In occasione della recente ritoccata ai prezzi delle istanze EC2 AWS, ci chiedevamo in chiusura di news quanto tempo sarebbe trascorso prima di vedere una risposta da parte “competitor storici”: non tanti, visto che nell’ultima settimana sia Google che Microsoft sono passati all’azione.
Partiamo innanzitutto dalla piattaforma cloud Azure: per quanto riguarda le istanze, il corrispettivo a carico dei clienti subirà a Febbraio un ribasso compreso tra il 14 ed il 17% per ambienti Linux e tra il 10 ed il 13% per sistemi operativi Windows: “a differenza di AWS” ha precisato la compagnia sul blog ufficiale [“la tariffazione di Azure virtual machine è conteggiata al minuto. Con AWS si paga il corrispettivo dovuto per un’ora anche solo per alcuni minuti di utilizzo dell’istanza”]. Utili funzionalità come il load balancing e l’autoscaling, aggiunge Microsoft per contraddistinguersi dal competitor, sono già incluse gratuitamente nel pacchetto.
La fatturazione conteggiata in base ai minuti di reale utilizzo è una delle caratteristiche che contraddistingue da tempo anche la piattaforma cloud di Mountain View la quale, pur non ritoccando i prezzi, ha commentato con(global head of solutions presso Google Cloud Platform) come segue:
“nel caso in cui abbiate letto alcuni recenti annunci state tranquilli: [nel cloud pubblico Google continua ad essere il leader per quanto riguarda il rapporto prezzo/prestazioni]” aggiungendo inoltre che “sebbene il taglio dei prezzi suoni invitante, [ad uno sguardo più attento] il modello di fatturazione adottato da Amazon […] può riservare delle spiacevoli sorprese. Sentiamo di frequente alcuni clienti riferire di essere impossibilitati a cambiare contratto e non essere idonei per le nuove tariffazioni [o essere costretti ad utilizzare istanze non più adatte alle loro necessità”.
Anche in questo caso il post è stato corredato da una tabella di confronto prezzi.
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