Dell’idea che i principali cloud provider si erano fatti sul futuro dei data center proprietari si era parlato alcuni mesi fa, in sintesi: Google è un convinto sostenitore della visione public cloud only. Microsoft promuove, in linea con i propri interessi, una visione ibrida. AWS, in un primo momento collocato dalla stessa parte di Mountain View, si è tuttavia rivelato più vicino alle idee promosse da Nadella, l’artefice della virata cloud ed open source in quel di Redmond. A confermare l’interesse di AWS per il cloud ibrido non solo la partnership, alla quale nessuno avrebbe pensato qualche anno fa, con VMware ma anche l’accordo strategico con Red Hat.
A rivelare dettagli, non confermati dai diretti interessati, sulla successiva fase della collaborazione tra Amazon e la compagnia di vSphere ci ha pensato in questi giorni il portale The Information che titola: “Next Phase of AWS-VMware Venture Could Be Data Center Software”.
Ma di cosa si parla esattamente? Sono solo speculazioni o c’è qualcosa di concreto?
La soluzione sta nel mezzo
Le grandi compagnie non vogliono assolutamente migrare tutti i propri workload nel cloud, procedura onerosa o non possibile per via di determinate regolamentazioni (es: GDPR) o tipologie di workload delicate come i big data – osservano gli analisti. Il cloud è visto tuttavia come un utile strumento di supporto al quale ricorrere per la gestione di altri workload.
Dall’esclusiva indiscrezione di The Information si riescono a dedurre pochi dati: il prodotto in fase di studio sarebbe destinato ad essere eseguito nei data center dei clienti e dovrebbe fungere da “ponte” tra gli ambienti on premise ed il cloud AWS. Tra le altre funzionalità menzionate dalla fonte anonima anche la possibilità di spostare le applicazioni tra i vari ambienti cloud e procedere al recupero dei dati in caso di eventi critici (quindi anche una soluzione di disaster recovery).
Prendendo per attendibili i rumor divulgati, AWS starebbe in un certo senso seguendo le orme di Microsoft che, a Settembre 2017, lancerà infine Azure Stack – la variante on premise di Azure utilizzabile però solo su sistemi venduti dai partner autorizzati da Microsoft.
“E’ il segnale che AWS [desidera appropriarsi dei workload on premise]. L’annuncio originale era che che VMware avrebbe gestito le instanze AWS VMware. Ora [si stanno orientando probabilmente verso il modello self service. Se fosse realmente così, sarebbe una buona cosa per i CIO in quanto avranno più opzioni di deploy per le immagini VMware” ha commentato l’analista e vicepresidente di Constellation Research.
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