Nel corso del roadshow europeo di casa Parallels, la compagnia ha presentato una serie di ragioni per cui il software di casa Parallels, l’ex-Virtuozzo per chi ancora lo conoscesse con tale nome, sia migliore di soluzioni basate su hypervisor, e quindi baremetal, come VMware ESX (vSphere ora) e Hyper-V.
La virtualizzazione di casa Parallels è di tipo software, ovvero alla base deve esserci un sistema operativo comune, e lo scheduler di Parallels si occupa di allocare le risorse alle varie VPS sul sistema. L’ingegnere di Parallels, Anton Selikhov, parte dal rapporto di consolidamento tra Parallels Containers e un comune hypervisors, per il primo abbiamo 16:1, per il secondo 8:1. Ciò significa che a parità di hardware possiamo hostare 16 macchine virtuali con containers e solamente 8 con un comune hypervisor.
Come riporta TheWHIR Blogs, i vantaggi sarebbero presenti anche in termini di spazio, grazie al fatto che Containers condivida il sistema operativo di base del sistema, e effettui chiamate su di esso. Tutti pregi che non consentono però di dimenticare che una simile virtualizzazione non isola interamente il sistema e la rende, di fatto inutilizzabile in contesti dove la potenza di calcolo o l’isolamento dal resto del sistema sono fondamentali. Da notare come Parallels stia creando un proprio hypervisor, ma continui a premere per la vendita di una soluzione indicata per il webhosting, ma quasi sempre inadatta all’utilizzo in altri ambiti.